Safety & Security: l’imprescindibile valutazione del rischio!

Occhio e tecnologia

Safety & Security: l’imprescindibile valutazione del rischio!

LA SICUREZZA NELLA SCALA DEI BISOGNI DELL’UOMO

Tra i bisogni primari dell’uomo vi è la sicurezza.

Lo psicologo statunitense Maslow nell’elaborazione della sua nota piramide del 1954, lo pose al secondo livello della scala gerarchica, subito dopo quelli fisiologici, facendo riferimento alla sicurezza fisica, quindi, alla necessità di salvezza, di sentirsi protetti.

Mai come oggi si avverte un bisogno estremo di sicurezza e protezione della vita umana in ogni ambito. Sentimento e realtà non sono però la stessa cosa e, non vanno pesati in egual misura.

Algoritmi avanzati ci consentono di calcolare il reale livello di rischio in una data situazione o per una certa tematica e adottare le giuste contromisure, ma è sull’imprevedibile che poggia l’ineluttabile necessità dell’uomo di salvaguardare la propria vita.

SICUREZZA 4.0: NUOVE SINERGIE TRA CAPITALE UMANO E TECNOLOGIE

Il passaggio ad Industria 4.0, che sta cambiando gli scenari produttivi industriali offrendo nuove prospettive di sviluppo, ha avuto ricadute anche in materia di sicurezza sul lavoro. Le opportunità legate all’ innovazione tecnologica e l’impatto di quest’ ultima nella ridefinizione del mondo del lavoro, possono avere riflessi positivi sulla gestione della salute e sicurezza professionale.

Interi processi di lavoro vengono progettati con un approccio innovativo Prevention trough design” (PtD) che mira a disegnarne le varie fasi secondo un concetto di anticipazione e progettazione del pericolo, anche attraverso l’ausilio delle piu’ moderne tecnologie, della robotica e degli strumenti di sicurezza attiva.

SAFETY & SECURITY – IN ALTRI TERMINI: “SICUREZZA”

La sicurezza -dal latino “sine cura”, ovvero senza preoccupazione- può definirsi come la “conoscenza che l’evoluzione di un sistema non produrrà effetti indesiderati”.

Vale a dire: l’essere consapevoli che una certa azione non provocherà dei danni futuri.

Nella realtà pratica, un sistema può evolversi senza dar luogo a stati indesiderati, ma non per questo essere ritenuto sicuro.

La sicurezza totale si ha in assenza di pericoli. Ma, si tratta di un concetto difficilmente traducibile nella vita reale anche se l’applicazione delle norme di sicurezza rende più difficile il verificarsi di eventi dannosi e di incidenti, migliorando le condizioni di lavoro.

Nel termine comune “Sicurezza”, confluiscono due distinti concetti che nella terminologia inglese vengono espressi da due differenti parole: safety e security.

La matrice è comune: entrambi si riferiscono al concetto di salvaguardia dell’incolumità della persona, o, dell’integrità di una data entità.

La differenza sta in ciò che minaccia tale condizione.

Piu’ specificatamente:

  • Safety si riconduce alla protezione da eventi accidentali, comunque lesivi della persona in funzione del tipo di attività svolta, ma per circostanze indipendenti dalla propria volontà.
  • Security fa riferimento invece alla protezione da attacchi (bellici, terroristici) aggressioni criminali, danni contro persone o cose perpetrati volontariamente da individui o gruppi con l’intenzione di nuocere.

Entrambi impongono un’unica considerazione: valutare correttamente il rischio e reagire in maniera adeguata prevenendo conseguenze disastrose per l’uomo!

L’IMPRESCINDIBILE VALUTAZIONE DEL RISCHIO

L’analisi del rischio è lo strumento fondamentale che partendo dallo studio dei processi, dei mezzi, dei materiali, porta a individuare le misure di prevenzione e protezione, pianificarne l’attuazione, controllarne l’efficacia e l’efficienza, adottando eventuali modifiche per migliorarle, in relazione alle innovazioni tecnico/tecnologiche, organizzative introdotte in materia di sicurezza. L’obiettivo è quello di eliminare e/o ridurre al minimo il possibile potenziale di danno.

La valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza assume un’importanza fondamentale tra le misure generali di tutela costituendo il presupposto dell’intero sistema di prevenzione nell’ambito lavorativo e, secondo le modifiche introdotte dalla Comunità Europea deve tradursi in un documento finale contenente:

  1. una relazione sulla valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute durante il lavoro, nella quale sono specificati i criteri adottati per la valutazione stessa;
  2. l’individuazione delle misure di protezione e prevenzione e dei dispositivi di protezione individuale;
  3. il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza.

Qual’è la legislazione vigente in Italia?

Nel nostro Paese la sicurezza sul lavoro è normata dal D.lgs. 81/08 o Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro che stabilisce regole, procedure e misure preventive da adottare per rendere più sicuri i luoghi di lavoro, quali essi siano con l’obiettivo di evitare o comunque ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori a rischi legati all’attività lavorativa scongiurando infortuni, incidenti o, peggio, contrarre una malattia professionale”.

Alla normativa si è giunti al termine di un percorso travagliato iniziato nel 1994 quando furono rivisti ed allargati i confini dell’analisi complessiva aziendale e gli obblighi in materia di sicurezza. Tuttavia, la materia ha origini ben piu’ lontane risalendo agli anni ‘50 segnati da una grande crescita economica, ma anche da un aumento notevole degli infortuni e delle malattie professionali.

SICUREZZA ATTIVA E PASSIVA – QUALE DIFFERENZA

Abbiamo imparato che quando si parla di sicurezza, ci si riferisce a tutte le misure cautelative adottate per evitare eventualità spiacevoli o quantomeno per rendere più difficile il loro verificarsi. Tuttavia, le misure di protezione, attive e passive, devono essere determinate in base alle valutazioni del rischio specifico contestualizzate per ogni impianto/stabilimento/contesto lavorativo/ambiente.

In relazione all’obiettivo, si parla di:

Sicurezza attiva, ovvero ai dispositivi che possono impedire un atto fraudolento, limitare l’accesso a zone interdette o pericolose, controllare anomalie ambientali. Ne sono un esempio, gli antifurti, i sistemi di videosorveglianza, sistemi di tracciamento e controllo basati su tecnologia Rfid, varchi per controllo accessi.

Sicurezza passiva, facendo riferimento a tutti quei dispositivi o accorgimenti che tendono a “contenere” gli effetti negativi di un evento spiacevole una volta che questo si sia verificato. Pensiamo ad esempio, a camere di rifugio e salvataggio (Refuge e Rescue Chambers), unità solide e sigillate costruite per sostenere la vita umana e preservarla dalle conseguenze di esplosioni improvvise e perdite di gas in lavori sotterranei o impianti petrolchimici (quando occorre riprendere le forze lungo la via di fuga), o, dagli effetti nefasti di attacchi terroristici di natura chimico/batteriologica (quando la via di fuga risulta troppo lontana o ne viene impedito l’accesso).

La differenza tra i due sistemi ruota fondamentalmente sulle tempistiche d’intervento.

La sicurezza attiva viaggia sulla prevenzione di un incidente, mediante dispositivi che compiono delle azioni, quella passiva ha invece il ruolo di limitare le conseguenze ad incidente già avvenuto.

OLTRE IL PREVEDIBILE

I lavori di costruzione e ricostruzione di grandi opere pubbliche, l’imponenza delle strutture sono aumentati considerevolmente, ma essendo generalmente pericolosi, anche gli incidenti sul lavoro sono di conseguenza cresciuti. Più frequentemente si rischiano cadute, o, si rischia di essere colpiti da oggetti, rimanere schiacciati da materiale pesante, essere sopraffatti dalle macchine.

Il settore petrolchimico è oggetto di crescente attenzione da parte di Governi, enti industriali, associazioni di categoria per gli spiacevoli incidenti che hanno visto sacrificata la vita di alcuni lavoratori, ma anche per il forte impatto ambientale che innegabilmente detiene.

Ci sono poi fattori esogeni, come le sempre piu’ irruenti ed improvvise variazioni climatiche in alcune aree geografiche, che rendono maggiormente rischioso ed oneroso il compimento di determinate attività lavorative in contesti fisiologicamente pericolosi.

È il caso dell’industria mineraria ed estrattiva, settore che per sua tipicità presenta situazioni oggettive di pericolo piu’ ampie e nel quale si va ben oltre il confine della prevedibilità e, quindi, della messa in sicurezza delle persone in ragione di corrette procedure che pure devono essere pedissequamente adottate.

Nelle gallerie, nelle miniere, nei trafori in generale nei lavori in sotterraneo, i fattori di rischio aumentano rispetto a un “normale” luogo di lavoro.

In tali contesti, il contenimento del rischio avviene in via generale principalmente tramite; 1) una preventiva valutazione delle possibili interferenze tra uomini e mezzi 2) la visibilità da parte di tutti i lavoratori dei mezzi che circolano nell’area 3) un’adeguata visibilità dei conducenti dei mezzi in tutte le fasi operative e di manovra 4) il rendere individuabili lavoratori e persone presenti in cantiere 5) la predisposizione all’accesso o meno alle varie aree mediante segnaletica (separazione di vie pedonali da vie carrabili ecc.) 6) un’adeguata illuminazione, diurna e notturna, dei luoghi di lavoro.

Che si fa, invece, per fronteggiare il non prevedibile?

Si adottano una serie di mezzi di salvataggio che entrano in funzione quando l’evento critico o disastroso si è verificato e, bisogna reagire tempestivamente per la sopravvivenza umana.

Quando non c’è più via di scampo e la percorrenza verso l’esterno è incerta, entrano in gioco le unità di rifugio, vere e proprie “Camere” di salvataggio.

La produzione di queste unità è iniziata a partire dai primi anni Novanta, quando il rifugio sicuro non rientrava nel disposto della normativa UNI EN 16191:2014 che norma la sicurezza nei tunnel.

Dopo quasi vent’anni di produzione e di evoluzione del prodotto, si è certi della validità e della speranza di vita che queste unità mobili offrono ai lavoratori in pericolo.

Sistemi evoluti, altamente isolati e blindati internamente dotati di sistemi di filtrazione e condizionamento dell’aria, scorte di emergenza (acqua, cibo, kit di primo soccorso …).

MOLTE PERSONE NEL LORO LAVORO SONO ESPOSTE A SITUAZIONI DI PERICOLO

Il tema della sicurezza in contesti critici è noto a WE WALTER che da decenni progetta e costruisce unità di rifugio customizzate ed ingegnerizzate per il pieno funzionamento anche nelle condizioni più estreme e la piena autonomia (modalità stand alone), per proteggere la vita delle persone che lavorano nell’industria dell’Oil & Gas, nei sotterranei di miniere o gallerie e, in varie situazioni di emergenza, come eventi bellici, attacchi terroristici, contaminazioni chimico/batteriologiche.

Le unità di rifugio e salvataggio WE WALTER dotate di armatura balistica, solide, blindate, pressurizzate, termoisolate, resistenti al fuoco ed isolate, hanno avanzati sistemi di ventilazione, ossigenazione e pulizia interna dell’atmosfera e, sono dotate di toilet room complete di doccia, oltre che di postazioni letto.

Inoltre, WE WALTER, molto sensibile al tema della prevenzione degli infortuni negli ambienti lavorativi, rispondendo all’esigenza di salvaguardare la vita umana in ogni contesto possibile, anche i piu’ difficili, realizza sistemi avanzati di localizzazione ed interazione in real time con le persone al lavoro da utilizzare indoor & outdoor.

WE WALTER ha una forte esperienza e tradizione, ma pensa ed agisce su soluzioni e processi in modo innovativo.

“La mente che si apre ad una nuova idea non torna mai alla dimensione precedente”

A.Einstein

https://www.en.wewalter.com/